N° 99
PROLOGO
Cathy Webster rientra nel suo piccolo appartamento nei pressi
dell’università. È stato difficile per lei riadattarsi alla vita da studentessa
dopo essere stata creduta morta mentre invece era stata rapita dal sinistro
Consorzio Ombra e le era stato fatto il lavaggio del cervello per trasformarla
in una spietata ed efficiente killer al suo servizio. La stessa sorte era
toccata al suo amico e compagno di battaglia Jack Flag. Per fortuna la nuova
Capitan America li ha salvati ed ha fatto in modo che fossero riportati alla
normalità.
Già,
la nuova Capitan America: non bastava che l’originale fosse morto,[1]
anche il suo successore per cui Cathy stava cominciando a provare qualcosa, aveva
perso la vita assieme a tanti altri in un vile attentato. Non conosceva nemmeno
il suo nome.[2]
Cathy non ha che vaghi
ricordi del suo periodo nei panni dell’Agente Perfetta, delle cose che ha fatto
ma una cosa la preoccupa. Da quel che ne sa, nessuno può essere condizionato a
fare cose che contrastano con il suo senso morale, per cui forse in lei alberga
l’anima di un’assassina. E se non è così, se il condizionamento è stato così
profondo e radicale da rovesciare e pervertire i valori in cui ha sempre creduto,
come può questo non aver lasciato un segno nella sua psiche, nella sua anima?
Sta ancora riflettendo su
questo quando il suo cellulare squilla. Il numero è segreto e la cosa non le
piace. Decide ugualmente di rispondere. Ode una voce maschile che dice una sola
parola. Nell’udirla gli occhi di Cathy diventano freddi come il ghiaccio mentre
i suoi lineamenti si induriscono. La voce prosegue e lei l’ascolta attentamente
poi risponde:
-Arrivo immediatamente.-
Il
tempo di una doccia veloce poi Cathy indossa il costume attillato dell’eroina
patriottica nota come Spirito Libero e si prepara ad andarsene. Il suo
cellulare squilla ancora, è un numero conosciuto: Jack Flag.
Spiacente,
Jack, pensa Spirito Libero con un sorrisetto, ma qualunque cosa tu voglia,
adesso non è il momento, ho cose più importanti da fare.
Spegne
il cellulare, apre la finestra e salta fuori. Il vento le accarezza il viso
mentre si lascia cadere verso una vicina asta di bandiera. La afferra, fa una
capriola e raggiunge l’edificio di fronte. Una risata selvaggia le sfugge dalla
gola.
1.
La
donna dai lunghi capelli rossi con il volto parzialmente nascosto da grandi
occhiali scuri bordati di bianco che si fa chiamare Anarchy ed indossa l’uniforme
bianca e nera dell’organizzazione terroristica U.L.T.I.M.A.T.U.M.[3]
punta una pistola contro una ragazza dai capelli biondi che veste un costume
attillato ispirato alla bandiera americana ed ha il volto parzialmente coperto
da una maschera rossa.
Con
apparente indifferenza le dice:.
-Mi aspettavo
l’intervento di qualche buffone coi colori della bandiera americana, ma speravo
in Capitan America.-
-Dovrai accontentarti
di me invece.- proclama l’altra orgogliosamente -Sono American Dream.-
-American Nightmare
sarebbe stato un nome più adatto per descrivere questa nazione. In ogni caso
sei un simbolo ed io i simboli li uccido.-
E senza aggiungere altro Anarchy le
spara.[4]
Secondo le teorie più accreditate, nessun
essere umano normale può essere davvero più veloce di un proiettile e quindi la
giovane American Dream sarebbe sicuramente spacciata se uno scudo circolare
rosso, bianco e blu non s’interponesse improvvisamente tra lei ed il proiettile
in questione.
-Volevi, Capitan
America? Eccomi!- grida la Sentinella della Libertà saltando addosso ad Anarchy
ed afferrandole il polso destro.
Le due donne rotolano sul pavimento
lottando. Cap stringe il polso di Anarchy e la costringe a mollare la pistola.
-E così tu sei
Anarchy?- dice Liz Mace -Non potevi trovarti un nome più solenne, che so: Lady
Spezzabandiera?-
-Sta zitta!- ribatte
l’altra tentando di colpirla con un pugno al mento che lei prontamente para.
-Me lo dicono spesso,
sai?-
Alle sue spalle un paio di uomini di
U.L.T.I.M.A.T.U.M. puntano i loro fucili contro la schiena di Capitan America e
si apprestano a spararle quando American Dream interviene sferrando un calcio
all’inguine di uno di loro.
-Vi siete dimenticati
di me.- dice -Grosso errore.-
Il secondo uomo riesce a sparare ma
Cap ha già reagito rotolando lontano e spingendo in direzione opposta la sua
avversaria così che la raffica si infrange sul pavimento.
Anarchy
ne approfitta per cercare di recuperare la sua arma ma il tacco dello stivale
destro di American Dream si pianta nella sua mano strappandole un urlo.
-Non mi piace che si
cerchi di uccidermi sai?- le dice prima di sferrarle un calcio al mento.
Rimangono in piedi altri sei agenti
di U.L.T.I.M.A.T.U.M. bene armati.
-Noi siamo in sei e
voi siete in due e disarmate.- dice uno di loro -Non avete scampo.-
-Ma davvero?- ribatte
Liz.
Colpisce con la punta del suo
stivale il suo scudo rimasto a terra che compie una parabola e finisce dritto in
faccia all’uomo che ha parlato. Senza esitare Cap si getta in mezzo agli altri
recuperando lo scudo nel bel mezzo del salto. Dopo una breve esitazione
American Dream la imita.
Impossibilitati ad usare le loro
armi per paura di colpirsi l’un con l’altro, i terroristi scoprono che le due
donne sono tutt’altro che facili da battere ed alla fine sono proprio loro le
uniche a rimanere in piedi.
-Chi è che non aveva
scampo?- commenta con soddisfazione Capitan America.
American Dream si guarda intorno ed
esclama:
-Anarchy se l’è
filata!-
-Accidenti, questa
non ci voleva!-
-La ritroveremo prima
o poi.-
-Non è questo che mi
preoccupa quanto il fatto che ha minacciato di far saltare una bomba
termonucleare proprio qui. Se il suo non era un bluff, ed io non credo che lo
fosse, potrebbe decidere di farla detonare proprio adesso, per rappresaglia per
il nostro intervento, uccidendo centinaia di migliaia, forse milioni, di
persone e rendendo l’area di almeno un paio di Stati inabitabile per chissà
quanto.-
-Ma così morirebbero
anche loro!-
-Ai fanatici questo
non importa: sono pronti ad immolarsi per la loro causa e loro sono dei veri
fanatici, credimi. E poi a loro basterebbe sistemare il timer quanto basta per
lasciarsi il tempo di mettersi in salvo, cosa impossibile per gli altri.-
-E che facciamo
allora?-
Cap riflette poi risponde:
-Chiamiamo il
soccorso aereo.-
Il massiccio avvocato afroamericano
Big Ben Donovan, una sorta di armadio umano, sospira mentre entra nell’ufficio
del suo maggiore cliente.
Paul
Hadley Morgan è ufficialmente il proprietario di ristoranti e night club nella
zona di Harlem, un imprenditore afroamericano americano di successo ma questa è
solo una parte della verità ovvero che la maggior parte dei guadagni di Morgan
non deriva dai suoi pur lucrosi affari legittimi ma dal controllo del traffico
di droga, della prostituzione ed altri affari illeciti. Come il suo defunto
padre prima di lui, Morgan è il boss del crimine organizzato di Harlem e se
nessuno è mai riuscito ad incriminarlo è anche grazie alla bravura di Big Ben.
-Era da un pezzo che
non ti si vedeva da queste parti, Big Ben.- lo saluta Morgan.
-Ho avuto da fare.-
risponde l’altro.
-Il processo Raymond?
Brutto affare.-
-Quello ma anche
altro. Roba personale ed è per quella che sono qui. Devo chiederti un favore ma
alla fine ci guadagnerai anche tu.-
Morgan si sporge in avanti sulla
scrivania, congiunge le mani davanti alle labbra, i suoi occhi si stringono
sino a ridursi quasi a due fessure. Infine si rivolge al massiccio avvocato:
-Dimmi tutto.-
Capitan America parla nel microfono
incorporato nella sua maschera:
-Bandiera a Rapace.
Trovato nulla?-
<<Tipo una
bella bomba nucleare?>> risponde Falcon in volo sul Complesso del
Campidoglio a Washington D.C. <<Non ancora ma ci sto lavorando.>>
-Continua così.
Intanto cosa puoi dirmi dei nostri avversari?
<<Due dozzine
di persone armate ed una trentina di ostaggi nell’edificio principale. Nel Dirksen
Building una dozzina di armati divisi in tre stanze ed una quindicina di
ostaggi. Situazione simile negli altri palazzi. Vuoi i dettagli?>>
-Non adesso,
trasmettili alle autorità. A me basta sapere cosa aspettarmi qui. A dopo.
Chiudo.-
Liz si rivolge alla ragazza che si
fa chiamare American Dream:
-Se vuoi renderti
utile, vieni con me. Andiamo a sistemare un po’ di cattivi.-
-Come sarebbe:
rendermi utile?- ribatte l’altra -Chi è che ha sistemato un bel po’ di questi
tizi?-
-La stessa che si è
fatta scoprire come una dilettante costringendomi ad intervenire per evitare
che fosse ammazzata mandando in rovina uno studiato piano di infiltrazione
clandestina. Potresti aver messo in pericolo le vite degli ostaggi.-
La ragazza tace e Capitan America la
incalza:
-Ti fai chiamare
American Dream, ma non sei la prima ad usare questo nome.-
-E tu come fai ad
essere certa che non sono lei?-
-Credimi lo sono.-
Liz la squadra ed aggiunge
-La scollatura è
troppo profonda e la minigonna è decisamente fuori luogo in combattimento.-
La ragazza sorride e replica:
-Trucco psicologico:
i cattivi si distraggono a guardarmi le tette e le mutandine e reagiscono più
lentamente.-
Cap fa una smorfia disgustata e
scuote la testa.
-Lasciamo perdere.-
dice infine -Sono piuttosto curiosa di sapere come ti è venuto in mente di
metterti quel costume e decidere di fare l’eroina. È stata tua l’idea?-
-Spiacente: ammetto
che sei un tipino sexy ma non do mai informazioni personali al primo
appuntamento.-
Liz le rivolge uno sguardo perplesso
e poi dice:
-In ogni caso, è
stata una mossa stupida venire qui da sola e senza un piano.-
-E chi ha mai detto
che sono venuta sola?- ribatte American Dream.
2.
Seduta su una
poltroncina nel suo ufficio di capo dello staff del Rappresentante del 13°
Distretto dello Stato di New York al Congresso degli Stati Uniti la bionda
Nicole Adams è tenuta sotto mira da alcuni uomini e donne armati. Con lei ci
sono un altro paio di membri dello staff la cui unica colpa è stata quella di
trattenersi troppo nell’edificio.
Anni
nel Servizio Diplomatico hanno abituato Nikki a cogliere le più piccole
sfumature nei gesti e nelle parole altrui ed ora è sicura che i suoi carcerieri
sono nervosi. Sta accadendo qualcosa di cui lei non è a conoscenza ma è un bene
od un male per loro? Ha un solo modo per scoprirlo;
-Avete fatto un
errore a venire qui.- dice ostentando una calma che è ben lontana dal provare
-Non avete modo di uscirne, non vivi almeno.-
-Se così sarà, la nostra
morte sarà utile alla causa.- ribatte una donna.
Dio ci preservi dai fanatici, pensa
Nikki poi replica:
-Quale causa esige la
morte di migliaia di persone e la contaminazione di una nazione per essere
servita?-
-Se non esistessero
le nazioni questo non sarebbe necessario. Noi vogliamo un mondo più giusto,
dove non ci siano più confini, steccati o muri a dividere quello che dovrebbe
essere un solo popolo.-
-Un bel sogno e mi
sentirei anche di condividerlo se non fosse che voi volete raggiungerlo con il
sangue di gente che vuol solo vivere in pace.-
-Anche noi cerchiamo
la pace.-
-Facendo esplodere
una bomba nucleare a Washington? Certo che darete la pace ad un sacco di gente:
la pace eterna.-
La donna di U.L.T.I.M.A.T.U.M. le
labbra sotto il cappuccio che le copre interamente il viso poi solleva il suo
mitragliatore e lo punta contro la fronte di Nikki.
Nella palazzina che ospita la sede
americana dello S.H.I.E.L.D. regna una comprensibile agitazione.
-Al diavolo le
procedure ed i protocolli, io intervengo.- afferma con decisione il Direttore
G.W. Bridge sbattendo il pugno sulla scrivania.
-Sono d’accordo e
propongo di usare la mia squadra segreta.- interviene Laura Brown -I suoi
membri non sono collegabili allo S.H.I.E.L.D. a parte Juniper e questo ci
eviterà incidenti diplomatici.-
-Ottima idea. Quanto
tempo ti ci vuole per radunare la tua squadra, Juniper?-
-Sono tutti a
Washington, quindi direi 15 minuti, mezz’ora al massimo- risponde Jonathan
“Junior” Juniper.
-Potrebbero essere 15
minuti di troppo ma non abbiamo scelta.- commenta Bridge.
Capitan America guarda American
Dream ed esclama:
-Non sei venuta sola?
Ti sei portata dietro i tuoi amici dell’altro giorno?-[5]
-Non solo loro. Siamo
più di quanto pensi.-
E questo non mi rassicura affatto,
pensa Liz Mace.
3.
Il giovane che
indossa un costume rosso con guanti, cintura e stivali blu è strisciato fino a
giungere a pochi metri dalla palazzina. Ora viene la parte più difficile,
pensa.
Si alza di scatto e corre raggiungendo
l’edificio per poi addossarsi ad una parete. Se ha calcolato giusto, nei brevi
attimi della corsa si è trovato in uno dei rari punti ciechi delle telecamere
di sorveglianza e nella sua attuale posizione non possono inquadrarlo. Deve
solo proseguire rasente il muro, non è difficile.
Una sola sentinella all’ingresso.
Arrivarle alle spalle senza che se ne accorga e neutralizzarla senza rumore
premendo sulla carotide quanto basta per farla svenire senza causare danni
permanenti è abbastanza facile. Strano che fosse sola, però. Quei fanatici di
U.L.T.I.M.A.T.U.M sono davvero convinti che la loro minaccia nucleare sia
sufficiente a scoraggiare reazioni?
Il giovane, che ha disegnato sul
petto uno scudo triangolare blu con strisce bianche e rosse, entra
nell’edificio e sussurra nel laringofono incorporato nella maschera che gli
copre la metà superiore del volto tranne i capelli castani chiari:
-Qui Minuteman. Sono
dentro.-
<<In perfetto
orario sulla tabella di marcia.>> replica una voce maschile al suo
auricolare <<Complimenti >>
-Grazie, notizie
degli altri?
<< Yankee Girl
e il Guerriero hanno raggiunto le rispettive posizioni senza incidenti ma
abbiamo perso il contatto con American Dream.>>
-Questa non ci voleva
accidenti. Spero che non sia finita nei guai.-
<<Conosceva i
rischi che avrebbe corso, proprio come tutti noi. Tu pensa a fare la tua parte
adesso.>>
Come ogni buon soldato, pensa
Minuteman.
Falcon sorvola il complesso del
Campidoglio. Ai suoi occhi già acuti ed ora potenziati da speciali visori a
raggi infrarossi non sfuggono i movimenti al suolo ed ai vari piani degli
edifici del complesso ma non ha tempo per curarsene: il suo compito è trovare
una testata termonucleare. Contrariamente a quanto pensa l’immaginario
popolare, non deve essere necessariamente grande e questo complica la
questione. In più, loro stanno dando credito alle parole di Anarchy secondo cui
la bomba sarebbe proprio lì con lei ma se avesse mentito? Se in realtà la bomba
fosse altrove in attesa che un detonatore a distanza la faccia esplodere?
Quanto può essere ampio il raggio di un simile detonatore? Metri, chilometri?
Calma, Sam, si dice, non farti
prendere dalla paranoia proprio adesso. Improvvisamente i rilevatori datigli
dallo S.H.I.E.L.D. registrano qualcosa: un’anomala variazione del tasso di
radioattività. Che sia quello che sta cercando?
Sam Wilson si lancia in picchiata.
Nikki Adams fissa con i suoi occhi
azzurri quelli altrettanto azzurri della donna che le sta puntando la canna
della sua mitraglietta Uzi di fabbricazione israeliana contro la fronte. Quegli
occhi sono l’unica cosa visibile dal cappuccio nero che le copre interamente la
faccia. Sono occhi che parlano di un fanatismo cieco e assoluto, un fanatismo
che spinge ad uccidere e morire senza esitazioni per la propria causa, giusta o
sbagliata che possa essere.
Non si farà problemi ad ucciderla,
Nikki ne è certa, ma in fondo che differenza fa morire adesso per una
pallottola o tra poche ore in un olocausto nucleare? Anzi, così sarebbe più
veloce e più pulito.
-Se davvero ci tieni
ad ammazzarmi, che aspetti?- la sfida.
Nikki non saprà mai se la sua
interlocutrice le avrebbe davvero sparato perché in quel momento la porta
dell’ufficio viene sfondata ed un’agente di U.L.T.I.M.A.T.U.M. si ritrova
proiettato contro la sua scrivania.
La donna che forse stava per
ucciderla si volge come gli altri del suo gruppo verso l’uomo in costume
apparso sulla soglia e si appresta a sparare. Seguendo un impulso improvviso
Nikki allunga il braccio e le afferra il polso deviando la raffica verso i
compagni della donna.-
-Maledetta!- sibila
l’altra attirandola verso di sé.
Intanto il nuovo arrivato ha buon
gioco nello sbarazzarsi degli agenti di U.L.T.I.M.A.T.U.M. rimasti in piedi. Da
come si muove è ovvio che ha ricevuto un addestramento di prim’ordine.
Alla
fine è l’unico rimasto in piedi mentre sul pavimento Nikki cerca disperatamente
di bloccare il polso della sua avversaria che sta cercando di pugnalarla.
Improvvisamente la donna si affloscia lasciando la presa sul coltello.
-Normalmente odio
colpire le donne specialmente alle spalle ma non c’era scelta.- dice il
giovanotto in costume -Tutto bene Miss …-
-Nicole Adams.-
replica lei accettando l’aiuto di lui per alzarsi.
Una volta in piedi si aggiusta la
gonna e si spazzola con le mani il tailleur poi si rivolge al suo salvatore:
-Tu sei Minuteman,
giusto? Ti ho visto al telegiornale l’altro giorno. Se tu sei qui, immagino che
ci siano anche le tue due amiche.-
-E non solo loro,
Miss Adams.- replica Minuteman -Siamo un gruppo ben affiatato. Ci facciamo
chiamare i Patrioti.-
-Beh, ti ringrazio
per avermi salvato la vita, Minuteman, anche se potresti aver procrastinato la
mia… le nostre morti solo di qualche minuto.-
-Cosa? Perché?-
-Se Anarchy si è resa
conto di essere sotto attacco, potrebbe decidere di far detonare la sua bomba
ed allora non avremmo nessun posto in cui scappare.-
4.
Lo stesso pensiero attraversa la
mente di Capitan America mentre si muove lungo i corridoi deserti del Dirksen
Building ma si impone di scacciarlo. Deve credere che arriverà in tempo, che
troverà e sconfiggerà Anarchy prima che accada il peggio.
-Questo è il tunnel
di collegamento con il Palazzo del Campidoglio.- puntualizza American Dream.
-Brava, complimenti
alle tue facoltà deduttive.- replica Liz Mace.
-Ti diverti a
prendermi in giro eh?-
Liz è costretta ad ammettere con se
stessa che punzecchia la ragazza con lei principalmente perché le ha rubato il
suo vecchio alias e la cosa la irrita non poco. Il fatto che sia chiaramente
più giovane e sfrontata di lei non aiuta.
Sforzandosi di essere professionale
Cap risponde:
-Non ha importanza
adesso. Ciò che conta è che sono convinta che Anarchy ha nascosto la sua bomba
proprio sotto la cupola del Campidoglio.
-Perché proprio lì?
In fondo in qualunque parte del complesso… o di Washington se è per quello…
esploda, non provocherebbe comunque la stessa devastazione?-
Liz scrolla il capo e replica:
-Quelli come Anarchy
danno gran valore ai simboli. Non l’hai sentita prima, quando ti ha sparato? Ha
detto che lei i simboli li uccide, quindi…-
-Ok, ok, ho afferrato
il concetto… e potresti aver ragione. Guarda!-
In fondo al tunnel una squadra di
U.L.T.I.M.A.T.U.M. in assetto di guerra. Senza mostrare la minima esitazione
Capitan America corre verso di loro tenendo davanti a sé lo scudo.
I proiettili si infrangono
sull’oggetto indistruttibile, alcuni rimbalzano su chi li ha sparati. Liz Mace
non si ferma e piomba sugli avversari come una palla da bowling con i birilli.
Le sue braccia e le sue gambe si muovono come dotate di vita propria seguendo
una coreografia affinata da anni di allenamenti. Un pugno dopo l’altro, un
calcio dopo l’altro finché…
-Ehi, calma, sono
io!- grida American Dream.
Cap sbatte gli occhi e si rende
conto di aver steso tutti gli avversari e che stava per sferrare un pugno ad
American Dream.
-Wow!- esclama la
ragazza -Non ho mai visto nulla di simile. Sembravi una forza della natura.-
-E così ti sei resa
conto che questo logoro simbolo ha ancora qualcosa da insegnarti? Bene, ora
seguimi.-
Improvvisamente una voce ben nota
risuona nel suo auricolare:
<<Rapace a
Bandiera. Credo di aver individuato il nostro McGuffin.>>
-Fammi indovinare.-
replica Liz -Nell’aula della Camera o in quella del Senato.-
<<Buona la
prima.>> ribatte Falcon <<Vedo un discreto numero di persone. Tutte
armate direi.>>
-Anarchy deve essere
lì. Non ha ancora attivato il detonatore e con un po’ di fortuna non lo farà.
Mi ci vorrà qualche minuto per arrivare sul posto. Tu tienti pronto ad agire se
dovesse essere necessario ma prima fai provare me.-
<<Ti stai
accollando un bel rischio, lo sai?>>
-Lo so dalla prima
volta che ho indossato questo costume.- taglia corto Cap.
L’elicottero con le insegne
dell’Esercito degli Stati Uniti atterra all’interno della zona interdetta
intorno al Complesso del Campidoglio e ne balzano fuori una donna con
l’uniforme da campo dell’Esercito, le mostrine delle Forze Speciali ed i gradi
di Colonnello ed uomo con l’uniforme della Marina ed i gradi di Tenente.
Subito sono circondati da agenti
federali e poliziotti locali piuttosto nervosi. Uno dei federali si rivolge
loro senza tanti complimenti:
-Chi cavolo siete e
cosa fate qui?-
La donna esibisce un tesserino e si
presenta:
-Colonnello St.
Lawrence e Tenente Mills dell’Unità Antiterrorismo della Difesa.-
-Mai sentita
nominare.- ribatte l’altro.
-Il che dimostra
quanto siamo bravi a mantenere i nostri segreti.- interviene Franklin Mills.
-Mi state prendendo
in giro?-
-Li lasci stare,
Agente.- interviene un uomo corpulento con gli occhiali -Cary St. Lawrence ha
guardato Hulk nel bianco degli occhi mentre Franklin Mills conosce almeno dieci
modi per ucciderla usando solo una mano.-
-Lei sembra sapere
molte cose di noi…- replica Mills -… ma non possiamo dire altrettanto.-
L’uomo fa un sorriso che vorrebbe
essere cordiale e tende loro la mano:
-Che sbadato, non mi
sono presentato: Sonny Burch, Sottosegretario alla Sicurezza Interna. Sono
stato incaricato di gestire questa crisi.-
-Ed in che modo la
sta gestendo, Signor Sottosegretario?- chiede, brusca, Cary.
-Stiamo preparando un
intervento.- risponde, vago, Burch -La vostra esperienza in casi insoliti
potrebbe esserci molto utile.-
-Ci sono notizie di
Capitan America?- chiede ancora Cary.
-Perché lo chiede? pensa
che dovrebbe essere qui?- ribatte Burch.
Cary non sa come rispondere, non può
dire a Burch che lei stessa ha accompagnato Capitan America sino a Washington e
che è preoccupata perché è innamorata di lei. È Mills a trarla d’impaccio.
-Il Campidoglio sotto
attacco, Washington stessa minacciata di olocausto nucleare. Sarei molto
sorpreso se Capitan America non fosse già qui.-
-Ragionamento che non
fa una piega.- conviene Burch -Ma se è così, perché non l’abbiamo ancora vista?
Cosa sta facendo adesso?
Solo una porta tra lei ed il suo
obiettivo, pensa Capitan America. Una porta e due sentinelle armate.
-Io prendo quella di
destra e tu quella di sinistra.- dice ad American Dream.
-Ti piace dare ordini
eh?- ribatte la ragazza.
-Ed a te non piace
eseguirli, vedo. Una carenza del tuo addestramento.-
L’altra non risponde. Si lancia sul
suo bersaglio e lo spinge a terra per poi neutralizzarlo bloccandogli la
carotide quanto basta per farlo svenire.
L’altro uomo di sentinella non ha il
tempo di reagire perché lo scudo di Cap lo colpisce allo stomaco e mentre lui
si piega, Liz lo stende con un colpo di taglio al collo.
Senza attendere oltre spalanca la
porta ed entra seguita da American Dream.
-Benvenute, vi
aspettavo.-
Anarchy è seduta sullo scranno dello
Speaker della Camera dei Rappresentanti e nella mano destra stringe qualcosa.
Liz Mace è scossa da un brivido. Quello è un telecomando ed è ovvio per cosa..
-Speravo che sareste
arrivate sin qui…- continua Anarchy -… che sareste state testimoni della fine
del vostro sogno.-
Il suo dito sfiora un pulsante.
5.
Uno scudo circolare
fende l’aria, una silenziosa preghiera viene recitata, un dito si abbassa su un
pulsante. Il tempo si ferma o così sembra.
Anarchy cade colpita dallo scudo, i
suoi occhiali scuri rotolano a terra assieme al telecomando. Lei non è svenuta
ma arranca cercando di raggiungerlo.
Capitan America fa uno scatto degno
di un centometrista ma potrebbe non bastare. Gli ultimi agenti rimasti di
U.L.T.I.M.A.T.U.M. le sparano e lei evita i loro colpi con una capriola che la
fa passare sopra le loro teste mentre recupera al volo il suo scudo.
È
a malapena consapevole della voce di donna alle sue spalle che dice:
-Ehi, vi siete
dimenticati di me? Sono molto delusa.-
Se si voltasse vedrebbe American
Dream muoversi come un’indemoniata: evitare i colpi degli avversari, scivolare
tra le loro gambe, usare tutte le mosse possibili di quasi ogni arte marziale
conosciuta per abbattere gli avversari. Forse ammirerebbe la sua tecnica e si
chiederebbe dove l’ha imparata e chi gliel’ha insegnata ma non ha tempo per
questo: Anarchy sta per raggiungere il telecomando e far detonare la bomba.
Deve fermarla a qualunque costo.
Spicca un altro salto e piomba su
Anarchy ritrovandosi con le ginocchia sulla sua schiena. Incurante di tutto la
leader di U.L.T.I.M.A.T.UM. continua ad allungare il braccio verso il piccolo
parallelepipedo nero.
Cap le serra il collo con le braccia
e lo spinge indietro.
-Non farmelo fare.-
dice alla sua avversaria -Arrenditi!-
-Mai!- replica
l’altra.
Una
vetrata s’infrange e Falcon piomba all’interno dell’aula ed atterra davanti ad
Anarchy calciando via il telecomando che rotola ai piedi di American Dream.
-Questo lo prendo
io.- dice raccogliendo l’oggetto.
Falcon si rivolge ad Anarchy che Cap
ha tirato su bloccandole le braccia:
-Spiacente, bella, ma
hai perso.-
Anarchy lo fissa con odio, ma lui si
limita ad alzare le spalle poi si volta verso Liz che sta sopraggiungendo e le
dice:
-Pare che il lavoro
di squadra abbia funzionato.- guarda American Dream ed aggiunge -È la tua nuova
spalla? Bel costumino.-
-Grazie.- risponde la
ragazza sorridendo -Comunque io non sono la spalla di nessuno, sono una dei
Patrioti.-
-E chi sarebbero i
Patrioti?-
-Siamo noi.- dice una
voce maschile.
Sulla soglia dell’aula ci sono tre
uomini e tre donne tutti in costumi ispirati alla bandiera americana, a parte
due, un uomo ed una donna, vestiti come all’epoca della Guerra d’Indipendenza
con tanto di tricorno in testa, il volto parzialmente celato da una mascherina
domino ed un mantello blu sulle spalle.
-Era ora che
arrivaste!- esclama American Dream.-
-Abbiamo eliminato
gli avversari, messo in sicurezza la zona e liberato gli ostaggi. Tutto secondo
i piani.- replica, quietamente, l’uomo col tricorno.
Capitan America è sconcertata: a
parte il mantello che è blu e non rosso e la prima bandiera americana disegnata
sul petto, il costume dell’uomo con il tricorno è identico a quello dello
Spirito del 76, l’eroe che negli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale
prese il posto dello scomparso Steve Rogers e divenne il secondo Capitan
America per poi essere ucciso dall’androide Adam II un anno più tardi, l’uomo
la cui eredità Liz Mace ha raccolto.
-E tu chi saresti?-
apostrofa duramente l’uomo davanti a lei.
-Puoi chiamarmi
Fighting Yank.- risponde lui.
-Ed io sono Fighting
Spirit.- aggiunge la ragazza col tricorno da cui spuntano capelli ramati e che
indossa un corpetto in pelle nera con un’ampia scollatura.
-Uhm.- borbotta Liz
-E così sareste i Patrioti. Oltre a voi due riconosco Minuteman e Yankee Girl
ma gli altri due?-
Una ragazza bionda si fa avanti dicendo:
-Se vuoi un nome,
puoi chiamarmi U.S. Angel.-
-Ed io sono il
Guerriero- dice l’uomo.
-Bene, non posso dire
che non avete fatto un buon lavoro, ma vi avverto: vi terrò d’occhio.-
-Hai paura che ti
rubiamo, la scena, Capitano?- le chiede in tono irriverente American Dream.
Liz Mace preferisce non rispondere.
Non molto distante un gruppetto
piuttosto eterogeneo sta osservando il Campidoglio.
-Pare che ci siamo
persi tutto il divertimento.- borbotta un gorilla parlante vestito con una
sahariana.
-Già… avrei
volentieri spaccato qualche testa. Sono stata troppo tempo senza far nulla.-
aggiunge la donna nota come Man Killer.
-Tu, Gorilla Man e
gli altri avrete presto abbastanza azione contro l’Hydra, Katrina, ne sono
certo.- replica un uomo biondo che veste un’uniforme dello S.H.I.E.L.D. di
colore verde poi si rivolge ad uomo segaligno e calvo che indossa una
calzamaglia nera -Svanitore, portaci a casa.-
Ai suoi ordini come
sempre Agente Juniper.- ribatte l’altro.
Uno sbattere di ciglia e sono tutti
spariti.
Anarchy e gli altri agenti di
U.L.T.I.M.A.T.UM. sono presi in consegna da agenti federali appartenenti a
varie agenzie. Presto saranno interrogati e saranno formulate a loro carico
varie imputazioni. Difficilmente usciranno dal carcere prima di qualche
decennio, ma questo non interessa al momento all’uomo di nome Henry Peter
Gyrich.
-Direi proprio che i
suoi Patrioti si siano comportati bene, Miss Erskine..- dice alla donna
elegante e dai capelli corvini seduta davanti a lui.
-Hanno raggiunto
l’obiettivo prefissato nei tempi previsti con efficienza e senza spreco di vite
umane. Per me questo per me è molto di più che comportarsi bene.- replica la
donna.
-Ma ce l’avrebbero fatta
senza l’intervento di Capitan America e Falcon? Non lo sapremo mai e questo
rende il test non conclusivo.-
-Test lo chiama, ma
se fosse fallito, la capitale di questa Nazione sarebbe stata vaporizzata..
-Era un rischio
calcolato e del resto non c’è mai stato un vero pericolo: la testata di cui era
in possesso Anarchy non era funzionante.-
-E lei come lo sa?-
-Perché mi sono
assicurato che non lo fosse prima di fargliela avere.-
La donna di nome Anita Erskine
rimane interdetta per qualche istante poi esclama:
-Lei è un bastardo,
Gyrich!-
-Mi pagano per
esserlo.- è la risposta.
La donna sta per replicare, poi
serra le labbra, si gira e se ne va.
EPILOGO
UNO
Il volto di
un’attraente giornalista occupa lo schermo della TV mentre riferisce le ultime notizie.
Una donna bionda dagli occhi azzurri e freddi ed una piega crudele sulle
labbra, sdraiata nuda su un letto di fronte allo schermo afferra il telecomando
e spegne l’apparecchio.
-Cosa c’è, Frank?-
chiede al giovane uomo dai capelli neri, anche lui senza vestiti, disteso al
suo fianco -Non riesci a stare lontano dalle notizie? Se è una sindrome
professionale, potrei consigliarti un’ottima psichiatra per fartela passare.-
-Stavo pensando al
rischio che abbiamo corso.- risponde l’uomo il cui nome è Frank Gianelli,
fotoreporter per varie riviste della Jameson Publishing -Quei pazzoidi di
U.L.T.I.M.A.T.U.M. non avrebbero esitato a far saltare in aria Washington con
tutto quel che consegue al fallout nucleare. La nube radioattiva sarebbe potuta
arrivare sin qua.-
-Improbabile. I venti
l’avrebbero quasi certamente spinta verso sud. Sarebbe stato un problema delle
Caroline e degli Stati del Golfo del Messico. In ogni caso, poco importa: non
c’è mai stato davvero nessun pericolo.-
-E tu come fai ad
esserne certa? Sai forse qualcosa che gli altri non sanno?-
-Io.- replica la
donna che si fa chiamare Kristin Svenson con un sorriso malizioso -Come potrei?
Sono solo una comune psichiatra. Ho solo espresso un parere.-.
Tra gli aggettivi che
userei per definirti, Kris, “comune” decisamente non c’è.-
-Grazie del
complimento, Frank.- ribatte lei attirandolo a sé -Ora, però, lascia perdere
tutto il resto ed occupati di me come sai fare tanto bene.-
Frank Gianelli pensa che ci sono
cose peggiori da fare per ottenere uno scoop.
EPILOGO
DUE
La donna di nome
Anita Erskine entra in una stanza dove l’attendono due persone. Uno è un uomo
dal fisico imponente che entra a stento nella pur ampia poltrona dove siede,
una folta barba rossa gli orna il viso ed un paio d’occhiali rotondi gli
conferiscono un’aria intellettuale, indossa un completo gessato verde con
gilet.
-Il viaggio è andato
bene Dottor Faustus?- gli chiede la donna sul suo volto un’espressione che
sembra sottintendere che se avesse scelta preferirebbe non aver a che fare con
quell’uomo,.
-Magnificamente.-
risponde lo psichiatra criminale -Dopotutto non capita tutti i giorni ad un detenuto
del più famigerato carcere di massima sicurezza della Nazione di fare un
viaggio aereo in prima classe servito e riverito a spese del Governo.-
-Se collaborerà
secondo gli accordi, Dottore, quel carcere rimarrà solo uno sgradito ricordo,
altrimenti…-
Anita Erskine lascia in
sospeso la frase e si volge verso l’altra persona seduta al fianco di Faustus:
una giovane donna dai lunghi capelli biondi che indossa un attillato costume
rosso e blu decorato con stelle bianche ed i cui occhi azzurri sembrano fissare
nel vuoto.
-Vedo che ha avuto
successo, Dottore.- dice, infine, Anita.
Faustus sorride compiaciuto e
replica:
-Modestamente, io
sono forse l’unico che poteva liberarla completamente dal condizionamento
mentale del Consorzio ombra e nello stesso tempo impiantargliene uno nuovo
senza che nessuno se ne accorgesse. Uno che la rende completamente fedele a…-
-A me!- completa
Anita Erskine.
La supereroina chiamata Spirito
Libero continua a tacere.
EPILOGO
TRE
Il
sole sorge ancora su Washington D.C. e sembra che gli eventi della giornata
precedente siano già un lontano ricordo.
Il
Senatore del Mississippi Arthur Woodman è già al lavoro nel suo ufficio quando
riceve una visita.
<<Mister Daniel
Whitehall, Senatore>>- annuncia la segretaria.
-Lo faccia passare
Miss Anderson.- replica lui
Nell’ufficio privato di Woodman
entra uomo dall’aspetto elegante. Daniel Whitehall può sembrare un comune
funzionario diplomatico ma nonostante l’ancor giovane età è il Capo Sezione del
MI6[6]
negli Stati Uniti ed è normale una sua visita ad uno dei membri della
Commissione congiunta sull’Intelligence.
Woodman sa che c’è anche altro, è
uno dei pochi a saperlo.
-È un piacere
rivederla, Mr, Whitehall.- lo saluta cordialmente e stringendogli la mano -Si
accomodi e mi dica cosa posso fare per lei.-
Whitehall si siede ed accavalla le
gambe. Attende qualche attimo prima di parlare con voce ferma:
-Il Supremo Hydra ha
degli ordini per lei Capo Settore S17.-
FINE?
NOTE
DELL’AUTORE
Quasi nulla da dire
per la verità, solo poche note:
1) I
membri del gruppo dei Patrioti sono sostanzialmente tutti di mia creazione
anche se ispirati nel look a personaggi oggi tutti di pubblico dominio. Ci sono
delle eccezioni ma ne parleremo a tempo debito,
2) Che
Daniel Whitehall e Arthur Woodman si siano rivelati essere agenti dell’Hydra
non dovrebbe certamente aver colto di sorpresa i lettori delle serie americane
“Secret Warriors” e “Avengers: the Initiative” e nemmeno gli spettatori della
serie TV “Agents of S.H.I.E.L.D.”
3) Chi
è veramente Anita Erskine e che piani ha? La risposta potrebbe sorprendervi… o
forse no.
4) McGuffin
è un termine inventato o comunque popolarizzato da Alfred Hitchcock che indica
l’oggetto o la persona destinati a far muovere una trama. Nel nostro caso una
bomba termonucleare che non viene mai vista e tantomeno attivata nel corso
della storia.
Nel
prossimo episodio… il fatidico n. 100 dove alcuni nodi verranno sciolti, vecchi
personaggi torneranno, nuovi personaggi debutteranno e… molto altro ancora.
Non
mancate.
Carlo
Carlo
[1] Kathy non sa che Steve Rogers è ancora vivo.
[2]
Un riassunto stringato di eventi che sono accaduti tra i numeri. 50 ed 80 di questa serie.
[3] Underground Liberated Totally
Integrated Mobile Army To Unite Mankind.
[4] Vi sembra una scena familiare? Forse perché l’avete già letta alla fine dello scorso episodio. -_^
[5] Ovvero due episodi fa..
[6] Nome non ufficiale del Secret Intelligence Service, l’agenzia di spionaggio all’estero del Regno Unito.